Il problema non è la caduta 👀
Perché per fare il salto verso il nomadismo digitale ci vuole un fisico bestiale!
Una breve utile nota: molti link che troverai nel testo rimandano alla nostra community Facebook. Se vuoi leggere questi post ti consigliamo di iscriverti a Nomadi Digitali Italiani.
Nel 1995 esce nelle sale cinematografiche un film che sarebbe diventato presto un vero e proprio cult: La Haine di Mathieu Kassovitz, titolo tradotto in Italia come L’odio. Cosa c’entra una pellicola che affronta la difficile situazione dei sobborghi francesi con il nomadismo digitale? Un po’ di fiducia nei tuoi amici nomadi, suvvia! In fondo la newsletter di oggi prende soltanto spunto dalle parole del buon Hubert che, da buona voce narrante, ci regala una preziosa lezione di vita per affrontare uno dei temi più dibattuti e ricorrenti: il salto verso il tanto auspicato stile di vita location independent. Bada bene, però:
Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.
Insomma: dopo aver lanciato i piedi per aria, cosa ti aspetti che succederà?
Le righe che stai per leggere non vogliono affatto abbattere i tuoi sogni, né incoraggiarli più di quanto non sia già lecito farlo, piuttosto darti in pasto una visione quanto più ampia, frutto della varietà della bella community NDI - Nomadi Digitali Italiani.
Buona scorpacciata di opinioni. 😁
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Goditi il viaggio vs pianifica l’itinerario 🚀
Una delle fazioni più rumorose inneggia a godersi il brivido dell’incertezza e farlo con un pizzico di divertimento. Quell’atterraggio avverrà, sia chiaro, per il momento però conta aver voltato le spalle a qualcosa che non doveva proprio andarti a genio.
Questa filosofia dimostra un incredibile potere trasformativo, proprio perché il nocciolo della questione è: cambia, non importa come, ma cambia.
La tifoseria avversaria, molto più prudente e guardinga storce sempre il naso a tanto spirito idealista. Chi mettendo in risalto l’annosa questione della sicurezza economica, chi si interroga sulla professionalità, altri per cui la faccenda si lega indiscutibilmente a studio, tanto impegno e ad affrontare nuovi sacrifici prima sconosciuti.
Che poi, pensandoci meglio, le due visioni si abbracciano spesso nei thread della community regalandoci soluzioni concrete, utili e alla portata di tutti. Come è successo nella presentazione di Michele, nella prospettiva sognante di Livia e nella riflessione dal taglio statistico di Giuseppe che si chiede: “Come mai in un paese come l'Italia che da decenni lamenta disoccupazione e politiche di impiego sbagliate sono in tanti a lasciare il posto fisso?
C’è da farsi il 🍑
Non poteva mancare la citazione della frase brevettata da Filippo Malvezzi – membro storico del gruppo e fervido sostenitore di una scuola improntata al pragmatismo. Diventare nomade digitale – qualsiasi cosa significhi – è incredibilmente distante dalla versione distorta che ne fanno i social network. Lavorare sodo, invece, è l’ingrediente principale della ricetta di Filippo: un invito da amico a studiare fino a notte fonda per padroneggiare le basi una nuova professione, essere sempre un passo avanti alla concorrenza infernale che si vede in giro e dare maggiore concretezza ai tuoi sogni.
Niente laptop sulla spiaggia (🤦♂️), dimentica per un attimo mirabolanti guadagni gargantueschi che cadono dalle nuvole e, per una volta, abbattiamo l’alone di eccezionalità che il nostro mondo non si sa bene come si sia guadagnato.
Paradossalmente, per restare sostenibile, il nomadismo deve assomigliare quanto più possibile alla normale vita di un essere umano. Mica siamo in vacanza, eh! È imprescindibile trovare la forza di concentrarsi in condizioni uniche, magari proprio quando avremmo voglia di chiudere di getto il computer e scappare a esplorare i dintorni. Che dire, poi, del naturale bisogno di socialità per fronteggiare il male della solitudine e delle rinunce che tutti noi siamo stati costretti a fare… quantomeno perché non c’era altro spazio libero nello zaino?
Allargando il campo, diventa ancora più chiara e limpida una genuina verità: il nomadismo digitale non è per tutti. Margaret dopo le apnee da ansia si chiede se questa vita sia davvero cucita sulla sua pelle: e tu, ci hai mai pensato?
Che spreco di talento lo spreco di talento 🗑️
Nel gioco della lotteria che segue il fatidico salto c’è spesso una decisione da prendere: come campare? Eh sì, perché questo desiderio prorompente di una vita nomade richiede un compromesso fatto di ore lavoro, con tutto ciò che ne deriva.
Qui la faccenda si complica. Da chi inaugura un anno sabbatico nascondendo per il momento la questione sotto al tappeto, a chi si scervella con formule logaritmiche per identificare con certezza assoluta la professione ideale: prima o poi la questione va affrontata di petto. E, chi scrive si assume la piena responsabilità di questa affermazione, non buttiamola in caciara! Dimentica per un attimo i lavori più accessibili, quelli che sembrano facili perché hanno a che fare con qualcosa che sei in grado di compiere sin dalla prima elementare – tipo scrivere 😈 –, quelli che ti servono soltanto a soddisfare questa golosa voglia di esplorare il mondo. Dietro le attività digitali si celano professionalità, anni di miglioramento e capacità sviluppate con l’esperienza (e in seguito a numerose batoste).
Perché non ti chiedi, invece, cosa ti piacerebbe fare davvero? E magari cosa sai già fare. Le professioni che puoi svolgere da remoto sono più di quante immagini, e se c’è una cosa che davvero ci dispiace leggere è un talento lasciato a poltrire in un cassetto. Pensa ad Arianna Magnani, che ha portato tutte le abilità analitiche del suo passato da psicologa infantile nel copywriting: tanto di guadagnato per la capacità persuasiva delle sue parole. O, ancora, a Danila De Stefano, che in un’epoca dove la psicoterapia era ancora analogica ha ideato Unobravo parlandocene con tanto entusiasmo durante un Meetuppino svolto a Napoli ormai tanti anni fa. E che dire di Denise che ha combinato in un sol boccone il mondo dei viaggi con la professione forense?
Di queste occasioni di confronto ne è pieno il gruppo, per cui, fallo per te: abbi cura del tuo talento!
🛑 Questa newsletter è supportata da Stefano Scapino 🛑
Come gestite le vostre finanze?
A proposito di atterraggio e di avere ben chiaro il proprio talento, Stefano Scapino sta cercando di trasformare la sua passione per la finanza nel proprio lavoro e chiede a tutta la community di rispondere a qualche piccola domanda e compilare un sondaggio anonimo con lo scopo di individuare i bisogni e le difficoltà che incontrano i nomadi digitali durante la gestione delle proprie finanze.
E quando si cade male? 💥
Succede anche questo. Capita di sentirsi delusi, di appendere il laptop al chiodo a volte per sempre, di non vedersi più a proprio agio in questo mondo: è normale atterraggio. Se il nostro amico Hubert invece della banlieu parigina avesse esplorato Bali, Lisbona o Bansko si farebbe le stesse domande sulla gentrificazione che si pone Veronica.
O arriverebbe a mettere finalmente in discussione la santa aurea che hanno i nomadi digitali come ha fatto Mauro in un bellissimo post di qualche anno fa.
Ogni parola che hai letto è la voce trasparente di un mondo, il nostro, che inizia a fare le bizze. E, tu che leggi, se inizi a spaventarti a furia di parlare di voli, di salti e di terra che viene a mancare sotto i piedi, non temere. La buona notizia dell’atterraggio è che ti trovi più vicino di quanto immagini al momento in cui ti tirerai su.
Che questa newsletter sia d’ispirazione. Se vuoi salta e cadi soltanto a modo tuo, perché quando arriverà il momento giusto – proprio come sussurra dolcemente sempre il nostro film guida – il mondo sarà tuo. ❤️
Un forte abbraccio nomade 👋🏻
La community NDI
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Molto interessante! La vita nomade è una questione di mentalità.
Ogni volta che per ragioni di lavoro torno a essere stabile per più di qualche settimana in Italia, mi sento come se fossi seduto su un divano scomodo.
Tutto intorno a me risulta strano.
Che meraviglia!